Rubrica Scuola

Salve professoressa Carla, sono un padre molto preoccupata per l’integrità mentale di suo figlio. Da circa due anni, mio figlio Antonio non riesce più a distinguere la realtà dal gioco. Passa quasi tutta la giornata davanti alla PlayStation e se proviamo a sottrargliela inizia a urlare e a dimenarsi. Anche a scuola simula i personaggi dei videogiochi e il suo rendimento scolastico, ovviamente è molto basso. Abbiamo provato con il doposcuola, ma nulla… grazie

 Salve padre preoccupato, da un punto di vista educativo, va ridotta l’esposizione ai videogiochi proponendo attività familiari, integrandole poco per volta. La sottrazione repentina e totale del videogioco viene vissuta, inevitabilmente, come un attacco personale, che determina reazioni di difesa, con relativa scarica aggressiva. Da un punto di vista psicologico, sarebbe utile integrare la metodica graduale con dei colloqui ad orientamento sistemico relazionale, che coinvolga tutta la famiglia, in virtù di una situazione che si è consolidata nel tempo, ampiamente esacerbata dalla condizione pandemica attuale.

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 Gentilissima professoressa Carla ,

sono Ana voglio chiederle un parere in merito ad una situazione. Ho due figli che frequentano la quinta elementare. Sono due gemellini e purtroppo non parlando bene l’italiano non riescono bene ad integrarsi.  La loro insegante mi ha consigliato di far fare delle ripetizioni private ma noi non siamo nelle condizioni di poterlo fare. Cosa mi consiglia? Non dovrebbe essere la scuola a garantire l’insegnamento?

 Carissima Ana, mi sorprende che una professoressa le abbia consigliato una cosa del genere. Le consiglio di segnalare la situazione al dirigente d’istituto. La scuola ha il dovere di intervenire in tutte le situazioni, soprattutto laddove esistano particolari problemi, anche di adattamento. Mi tenga informata.

Grazie

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 Gentilissima prof Carla,

 sono Anabela  la mamma di un’alunna di 13 anni che frequenta la 2 classe della scuola secondaria di primo grado. Da alcuni giorni mia figlia torna da scuola triste, dispiaciuta, con gli occhi lucidi di pianto e la mattina fa fatica a svegliarsi ed ogni giorno inventa scusa nuova per non  andare a scuola.

 Ho provato invano a chiedere cosa fosse successo nessuna risposta .Ho poi  contattato   la sua migliore amica ed ho scoperto che da pochi giorni è arrivata nella sua classe una bambina caratteriale molto problematica che in aggiunta vive in una casa famiglia . Ho allertato la rappresentante di classe ed ho intenzione di andare a scuola a parlare con il Dirigente per chiedere che questa nuova alunna cambi classe.

Cosa ne pensa? Ho diritto di chiederlo?

 Gentilissima Anabela,

mi dispiace deluderla, ma penso che sia una scelta alquanto sbagliata, lei deve assolutamente andare a scuola, parlare  con la coordinatrice di classe e con la Dirigenza per spiegare i malesseri che sua figlia sta manifestando dell’arrivo della nuova alunna , la scuola può convocare un consiglio di classe per trovare strategie per arginare questo problema.

E in ogni caso, è la scuola che deve farsi carico di costruire un clima sereno per rutti gli alunni, nessuno escluso. Lei cara signora a parer mio può parlare con sua figlia, dirle che le difficoltà si affrontano ,  parlando prima di tutto con i suoi professori, la famiglia e la new entry, affinché si trovi un modo per ripristinare il clima sereno che esisteva prima della nuova e difficile alunna, aggiunta  in un contesto già consolidato  e sereno .La sua richiesta a scuola per intervenire a tal proposito è piu che lecita , ma non è giusto l’allontanamento che lei invocava . La scuola italiana è inclusiva, accogliente e non può e non deve lasciare nessuno dietro , può in questi casi stilare un Bes ( un piano educativo per l’alunna che ha evidenziato  bisogni educativi speciali) e programmare azioni adeguate al ripristino della normalità.

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