AcasăMONDOBrachino, il giornalista filisofo

Brachino, il giornalista filisofo

Giornalista, noto presentatore Tv, già direttore di testate e programmi Mediaset, Claudio Brachino, Nato a Viterbo, il 4 ottobre 1959, si laurea a Roma in Lettere e Filosofia e durante gli anni dell’Università conosce il grande Eduardo De Filippo. Con il quale collabora nella stesura di “Mettiti al passo!”, commedia portata in teatro e scritta per Einaudi nel 1982, sotto lo pseudonimo di Claudio Brachini.

1. CI SIAMO ABITUATI A VEDERLA IN TANTE VESTI, DA AUTORE, DIRETTORE, ANCHORMAN ED ULTIMO SCRITTORE. MA IN QUALE RUOLO SI RITROVA PIÙ A SUO AGIO?

Claudio Brachino: Ho fatto e faccio tante cose nella vita è vero, ma sempre sono un filo comune, la passione per gli altri, il racconto sella vita. Cambiano i medium ma non la visione che c’è dietro. Il giovane Claudio che voleva fare lo psicoanalista, poi la drammaturgia e l’incontro con De Filippo, il giornalismo televisivo, la scrittura, in tutte queste cose c’è sempre lo stesso fil ruoge e io sono tutte queste cose, una alla volta e tutt’e insieme.

2. COME È CAMBIATO IL MONDO DELL’INFORMAZIONE DOPO LA PANDEMIA?

Claudio Brachino: Beh direi che l’informazione ha avuto un grande ruolo è una grande occasione. Il suo consumo mondiale attraverso i vari medium è cresciuto come non mai, non sempre a favore della qualità. Troppo talk, troppe contraddizioni, troppe indulgenze agli ascolti, troppa apocalisse. Però alla fine cMe stata una spinta dal basso, dal mercato, che ha favorito come in altri campi competenza e credibilità . Una lezione per il futuro.

3.  QUALCUNO L’HA DEFINITO IL GIORNALISTA FILOSOFO, COME MAI QUESTO APPELLATIVO?

Claudio Brachino: Giornalista filosofo, mah forse perché amo molto “ragionare sul mio mestiere”, perché ho avuto una strepitosa, grazie ai prof che ho incontrato, formazione universitaria. Ho molto studiato semiotica, filosofia del linguaggio, estetica, e sempre ho approfondito gli aspetti teorici del mio lavoro principale, il giornalismo televisivo, in convegni, saggi, lezioni universitarie, qualche volta anche come opinionista nei talk tv gettando nello scompiglio negli altri. Purtroppo anche in tu si usano sempre gli stessi vocaboli e gli stessi schemi.

4. TRA I TANTI PROGRAMMI DI SUCCESSO DEATI TOP SECRET, I GIALLI PIÙ INQUIETANTI DEL NOSTRO TEMPO. TRA QUESTI QUELLO LEGATO AL FERIMENTO DI PAPA GIOVANNI PAOLO II E AL SEGRETO DI FATIMA. QUALE È STATO IL SUO PREFERITO?

Claudio Brachino: Too secret è un programma -figlio, forse non a caso ho sposato una delle autrici ( bravissima ). L’ho fatto dal 2002 al 2017 sempre con grande successo. Il pubblico lo ricorda ancora e spero di rimetterlo in piedi nella mia vita post-Mediaset. Sono tante le inchieste che ho amato. Su Diana, che i colleghi snob considerano un tema pop, abbiano fatto grandi cose. Ma anche su Wojtila, papà che nel cuore. Con il mio amico Brosio, convertito alla Madonna di Medgiugorije siano saliti alle 3 di notte sul monte sacro don una telecamera per uno speciale indimenticabile. Non sentivo la fatica e all’alba un vento caldo misterioso mi ha dato una pace infantile che non ho mai più provato bella vita.

5. DICEVAMO LA SUA ULTIMA VESTE È QUELLA DI SCRITTORE, HA EDITATO IL LIBRO AVERE O NON AVERE, IL MIRAGGIO DELL’UGUAGLIANZA NELLA NOSTRA DEMOCRAZIA.

COSA STA A SIGNIFICARE QUESTO TITOLO?

Claudio Brachino: Avere o non avere è un titolo tributo al grande romanzo di Hemingway, To have and to have not. Lì c’era la disuguaglianza dei migranti da Cuba a Miami, io ho descritto, da giornalista la disuguaglianza nelle nostre democrazie.

Il tema lo avevo in testa già da tempo come cronista , come osservatore della società , e non come giornalista economico. Le nostre democrazie occidentali vivono in un paradosso doloroso, riconoscono l’ uguaglianza  nelle carte costituzionali ma nella prassi tollerano mostruosi dislivelli nell’accesso ai diritti. Il saggio è stato scritto durante il lockdown e non era difficile prevedere che il COVID avrebbe peggiorato le cose. Anche Mattarella, nel suo discorso di insediamento, ha ricordato l’urgenza del tema mettendolo sotto la voce dignità.

6.  UNA DOMANDA DI POLITICA DEVO FARGLIELA. COSA NE PENSA DI QUESTE ULTIME ELEZIONI PRESIDENZIALI?

Claudio Brachino: Continuiamo a parlare di Mattarella, un grande Presidente per essere chiari, e un bis che non può che far bene al paese. Detto questo la politica ha fallito, in dieci anni per due volte c’è stata la stessa impotenza a trovare un nome autorevole e condiviso. E’ la follia delle leggi elettorali fatte per assicurare l’in-governabilità con parlamenti sempre più frammentati e trasformisti. Solo in questa legislatura 300 cambi di casacca …se aggiungiamo che i leader oggi faticano a controllare i gruppi la frittata è fatta. Per il futuro bisognerà cambiare o il modo in cui si elegge il capo dello Stato o quello con cui si eleggerà nel 2023 il nuovo e semplificato parlamento.

7.  LEI E’ ENTRATO A FAR PARTE ANCHE DELLA SQUADRA DI ITALPRESS, COSA HA IN SERBO PER IL FUTURO?

Claudio Brachino: Il direttore responsabile di Italpress Borsellino è quello che si è fatto  avanti per primo quando ho lasciato Mediaset dopo 32 anni. Con lui sto portando avanti l’altra ossessione della mia vita professionale, la sperimentazione, fare sempre cose nuove. Il

Multimediale delle agenzie di stampa è la nuova tv obliqua, insieme a Netflix e Dazn. Abbiamo cominciato con la politica, con la rubrica Primo piano che ha ospitato tutti i leader politici. A maggio aprirà la sede di Milano e li realizzerò un format per la grande imprenditoria del nord. Quando ho cominciato questo lavoro mi dissero che non era importante quello che hai fatto ma quello che farai domani. Per quello che ho fatto potete scaricare il mio curriculum dal sito del senato, per quello che farò basterà seguirmi.

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