Rubrica scuola

Gentile professoressa,

sono una mamma rumena molto stressata, abitiamo da un anno a Napoli e stiamo vivendo molte difficoltà, da poco, ho finalmente trovato un lavoro e la mattina devo uscire molto presto. Mia figlia dovrebbe andare a scuola, ma, puntualmente, quasi tutti i giorni, professori mi comunicano che mia figlia non è andata a scuola…

Presa dalla disperazione, sono andata dal Preside a chiedere aiuto e a chiedergli se fosse possibile “chiuderla” in un collegio, preferisco questo, piuttosto sapere che sta in giro, per strada, chissà a fare cosa, da sola.

Il Preside mi ha detto che dato il numero elevato di assenze, a breve, saranno costretti a fare la comunicazione ai servizi sociali.

Ma mi invitavano a riflettere e a trovare una soluzione per evitare che realmente potessero portarmela via… cosa devo fare?

Gentile signora,

capisco le sue preoccupazioni e le sue difficoltà nella gestione di una situazione tanto difficile, ma concordo con quanto le ha comunicato il Preside, perché, sicuramente, l’affetto che le mancherà in una casa famiglia, o in istituto, peggiorerà il comportamento di sua figlia che, in questo momento, con il suo modo di fare, sta cercando di chiedere aiuto.

Essere allontanata dalle sue origini e dalla sua terra natale, senza farsene una ragione, sarà stato sicuramente un trauma che deve e potrà superare, piano piano, e solo con tanto amore.

La saluto cordialmente

Gentile professoressa Carla ,

cosa può fare un genitore quando scopre che il figlio si fa del male volontariamente?

Grazie per la sua risposta

Gentile genitore,

rispondo a lei e a molti altri genitori che mi hanno risvolto la stessa domanda. E lo faccio in un’unica risposta, spero, esauriente, per tutti.

si tratta di forme di autolesionismo, il fenomeno è particolarmente diffuso tra i giovani a partire dai 12-13 anni, di solito i ragazzi si feriscono con lamette, oggetti appuntiti con l’intento di tagliarsi (cutting) o sbattono parti del corpo contro muri, pareti, vetri. In genere, effettuano queste forme di violenze in zone del corpo ben nascoste e per nulla visibili agli altri. Quando un genitore scopre le ferite che il figlio si procura spesso e’ spinto a chiederne spiegazione colpevolizzando il ragazzo o anche attaccandolo con frasi del tipo: ‘ma che fai? Sei impazzito?’Espressioni di dissenso e di giudizio possono in questi casi, solo rendere più complicato comunicare con l’adolescente rischiando di aggravare la situazione. Il senso di colpa che circola in questi momenti da parte di entrambe la parti coinvolte è molto pericoloso in quanto va ad alimentare la fragilità del ragazzo e il senso di impotenza, rabbia e frustrazione dell’adulto. Spesso si associano sentimenti di vergogna, reazioni impulsive da parte dei ragazzi che non si sentono accolti e compresi rispetto al senso di dolore, inadeguatezza che vivono. da un punto di vista psicologico o meramente emotivo il fenomeno si spiega secondo questa modalità:Il senso di inadeguatezza avvertito dai ragazzi crea uno stato di sofferenza psicologica tale da favorire l’accumulo di energia negativa che li comprime e pressa per esprimersi, il ferirsi provoca, paradossalmente una sensazione di piacere per la scarica energetica ed emotiva associata, tale per cui per un breve periodo di tempo il ragazzo avverte un falso benessere. Tutto questo provoca nel tempo un meccanismo che si consolida fino a diventare cronico determinando il sopraggiungere di un circolo vizioso dal quale e’ difficile uscire.

Cosa fare? Sicuramente i ragazzi non vanno accusati, biasimati o colpevolizzati ma ‘contenuti’. Hanno bisogno di un adulto che li spinga a parlare raccontando non solo come hanno cominciato ma,soprattutto, quello che provano, come si sentono. Questa forma di autolesionismo è espressione di un forte bisogno di comunicare che non trova sfogo nel linguaggio tradizionale ed usa il corpo come espressione comunicativa alternativa. E’ importante nelle prime fasi che i genitori siano presenti ma non opprimenti, che non facciano i segugi ne’ li controllino con ossessione. Questi atteggiamenti di solito provocano nei ragazzi ancor piu’ forti sentimenti di vergogna e rinforzano questi stessi comportamenti lesivi.

E’ fondamentale rivolgersi poi ad un esperto che sappia aiutare il ragazzo ad indirizzare la scarica di energia che sente e sappia leggere i motivi piu’ profondi che lo spingono a ferirsi contro ogni logica.

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